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INSONNIA

Immagine del redattore: Federica CanonicoFederica Canonico

Aggiornamento: 18 mag 2020


photo: Aneta Pucia

È notte. Stesa e immobile sul letto scruto l'intonaco del soffitto. Da quando sono barricata in casa non abbasso mai completamente le tapparelle della finestra. Al buio mi sembra di soffocare.

Con lo sguardo ispeziono gli angoli della stanza. Cerco qualcosa, una crepa una macchia un insetto che mi distolga da questa strana inquietudine. Niente.

Prendo il cellulare, controllo l'ora. Sono le quattro e un quarto. Prego faccia giorno presto.

Ma i minuti stanotte sono travestiti da ore e, lenti, camminano in processione.

Le cose sono due.

Posso rimanere in questo letto che, inerte, galleggia nell'ennesima notte insonne, o alzarmi.

Ma per andare dove? Per fare che?

Mangiare qualcosa è l'unico pensiero che mi viene in soccorso.

Immediatamente mi innervosisco.

Cucinare e ingozzarmi, non sto facendo altro. Ho infornato cose che non credevo neanche fossero commestibili. Ho sciolto più lieviti di un panettiere. Non ho neanche davvero fame. E' la mia noia ad averne.

Alla fine mi tiro su.

Lui continua a dormire. Lo osservo per un attimo. Non sento la tenerezza tipica di alcune domeniche mattina, quando capita che mi svegli prima di lui e, in punta di piedi, scivoli via dal letto per preparare la colazione.

Tutt'altro. È un miscuglio letale di fastidio e invidia per il suo riposo.

Sono tante le cose che mi infastidiscono terribilmente di lui, da quando ronziamo come api prigioniere degli stessi ridotti metri quadri. Le sue cose sparse per casa, il volume troppo alto della TV, i suoi passi pesanti, le impronte delle sue dita sullo specchio, il puzzo del suo sudore dopo l'allenamento.

Mi infastidiscono tutte quelle cose a cui prima neanche facevo caso.

Mi scuoto dai pensieri. Mi alzo piano, vado in cucina.

Frugo nel frigorifero. C'è così tanta roba che se non stessimo mangiando molto più del solito ne scadrebbe almeno la metà. Eppure questo pomeriggio andrò comunque a fare la consueta spesa settimanale. Farina uova e latte a volontà - che neanche in una fattoria.

Alla fine pesco uno yogurt a caso e mi avvicino alla finestra per una boccata d'aria. Ma questo tiepido clima notturno mi è ugualmente irritante. Odora di giornate al parco con gli amici. Ricordi che ora mi appaiono antichissimi.

Riprendo il telefono. Giro meccanico dei social. Carrellata di foto e post già visualizzati. Chiudo le imposte, mi rannicchio sulla poltrona, aspetto l'alba.

Quando finalmente sorge sono più inquieta di prima.

È il preludio di un'altra giornata di domestica prigionia.



CHE COSA MI SUCCEDE?

 

Sono ormai due mesi che, a causa del Covid-19, la maggior parte di noi è obbligata al “confinamento domestico”. Rimanere chiusi in casa per lungo tempo è un’esperienza dura. Che sia un’abitazione piccola, grande, piena di comfort, dotata dello stretto necessario, poco importa: quando la libertà personale subisce limitazioni così forti e durature nel tempo, è assai comune provare sentimenti e/o sintomi spiacevoli e difficili da gestire. Molte persone, in questo complicato momento, lamentano in particolare problemi nel sonno: difficoltà ad addormentarsi, a mantenere il sonno, risveglio precoce al mattino e incapacità a riaddormentarsi, senso di fatica una volta alzati e umore irritabile; la notte è spesso disturbata da pensieri negativi e difficili da scacciare via, o le gambe si muovono frenetiche e fuori controllo sotto le lenzuola, o ancora la mascella è indolenzita e contratta. Sono scomode modalità con le quali la nostra mente, in lotta contro questo periodo stressante, utilizza il corpo per esternare la sua insofferenza e difficoltà. Imparare a riconoscere questi segnali, ad affrontarli, a contenerli, diventa pertanto essenziale per riuscire a ristabilire un po’ di quella serenità che, costretti in casa, comincia a venir meno.

 

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