Oggi è il 4 Maggio. Mi sembra di aver aspettato questa data come un bambino aspetta il giorno di Natale. Mi affaccio dal balcone, ormai prediletto punto d'osservazione del mondo là fuori. L'aria è tiepida. Quest'anno è come se la primavera non fosse esistita: mi sembra di esser passata dal cappotto alle t-shirt in una sola notte. Alcune macchine sfrecciano lungo la strada; sembrano più numerose dei giorni scorsi, ma non è fortunatamente il traffico tipico di un lunedì mattina qualunque. La città si risveglia lenta da un faticosissimo letargo.
Ho voglia di fare tutte una serie di cose che, prima di questo isolamento, non mi appartenevano poi così tanto: comprare il pranzo d'asporto, correre in un parco, andare in visita dai parenti.
Le mie stesse voglie mi fanno d'un tratto paura. Sono le voglie di una persona intorpidita dal lockdown alla quale non è concesso di fare altro. Mi assale così un dubbio: quanti di noi se ne lasceranno travolgere senza cura?
E se ritornassimo tutti prepotentemente a popolare le strade e i luoghi, senza criterio e coscienza?
E se le misure e precauzioni adottate non fossero abbastanza? E se il virus ritornasse più forte e dilagante di prima? Come farò con il lavoro? E se mi ammalassi adesso? E se ci ritrovassimo nuovamente costretti all'isolamento in casa?
Una tumultuosa catena di preoccupanti pensieri inizia ad aggrovigliarmi la testa. Ho come le vertigini. Chiudo gli occhi per qualche istante, tenendomi stretta alla ringhiera, ma le mani cominciano a formicolare fastidiosamente. Stringo i pugni, li riapro, l'intorpidimento non va via. Mi assale una sensazione fortissima e sconosciuta. Sento il battito accelerato del cuore ronzarmi nelle orecchie, ho il fiato corto che neanche dopo una maratona. Mi agito, non capisco cosa mi stia succedendo, ho come la percezione che il pavimento si sgretoli sotto i miei piedi, che io mi sgretoli sul pavimento, forse sto per svenire, forse sto per morire. Raggiungo a tentoni una sedia, mi ci accascio sopra. Il sudore scivola lungo la fronte e la nuca. Ho fame d'aria, provo a respirare e allontanare questo presentimento di star impazzendo, vorrei scappare da me stessa, vorrei urlare ma la voce muore in gola, questo è un incubo è un film horror, sento le lacrime pungermi gli angoli degli occhi, poggio con fatica la testa sul tavolo.
All'improvviso, finalmente, smetto di tremare.
Rimetto piano piano a fuoco la vista, cerco l'orologio appeso al muro. Non riesco a crederci: la mia percezione d'agonia non è durata che una manciata di minuti. Respiro piano. Sento la testa vuota e leggera come dopo un giro sulle montagne russe. Recuperate le forze, mi alzo a bere un bicchiere d'acqua. Ma che cosa mi è preso? Com'è possibile che adesso mi senta solo incredibilmente stanca?
Sospiro. Non è proprio così che mi aspettavo di inaugurare il primo giorno della Fase 2.
CHE COSA MI SUCCEDE?
Il Coronavirus sta cambiando le nostre vite. Dopo un lungo periodo di isolamento, in cui quasi tutti noi siamo stati costretti a modificare priorità e abitudini, la tanto attesa "Fase 2" ha assunto le sembianze di una meta lontana e agognata; ciò che però abbiamo dovuto amaramente constatare, una volta giunto il 4 Maggio, è che prima di ritornare ad una parvenza di "normalità" dovrà passare ancora tanto tempo. Un tempo che rimarrà caratterizzato da rinunce, sacrifici, angosce, attenzioni. Tutto questo, purtroppo, non lenirà le nostre ansie. Siamo stanchi di sentirci limitati nella nostra libertà personale, ci manca stare in mezzo alle persone senza non averne quasi paura, incontrare gli amici, temiamo per le ripercussioni del virus sul nostro lavoro, sulla nostra salute, su quella dei nostri cari. Capita così che, nei momenti più inaspettati, il nostro corpo e la nostra mente si ribellino a tutto questo stress accumulato, mandandoci in corto circuito.
Potremmo sperimentare, per la prima volta o nuovamente, tutta una serie di ansie, angosce e pensieri negativi che renderanno ancora più complicata la nostra nuova quotidianità.
Non trascurare questi campanelli d'allarme, imparare a riconoscere e gestire queste difficoltà, cercare aiuto ma soprattutto accoglierlo: sono questi i primi passi da compiere per combattere efficacemente l'ansia e tutte le sue conseguenze.
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